Frode,
7 imprenditori
edili barlettani
in carcere.
I soldi finivano
a Panama e in
Svizzera.
Tutti i nomi
Coinvolte sei aziende: una con sede legale a Barletta,
4 di Barletta e 1 con sede legale a Bari
Il quadro che è venuto fuori da questa inchiesta è allarmante.
Soprattutto perchè estremamente diffuso. Probabilmente
anche molto più di quello che è emerso fino a questo
momento dalle indagini che, ovviamente, potranno fornire
nuovi sviluppi.
I militari del Gruppo Guardia di Finanza di Barletta hanno
eseguito in queste ore 9 ordinanze di custodia cautelare
emesse dalla Procura della repubblica di Trani nei confronti
di altrettanti imprenditori della Bat operanti nel settore
edile. Si tratta di 7 barlettani ed una coppia di coniugi
andriesi. Sei le aziende coinvolte: 1 con sede legale a Bari,
una con sede legale a Andria e ben 4 di Barletta.
Questi i nomi: i due andriesi sono i coniugi Luigi Scarcelli di
67 anni e Giovanna Piazzolla di 64. Gli altri sette sono tutti
di Barletta e si tratta di Gennaro e Flora Ziri, padre e
figlia rispettivamente di 67 e 42 anni, Giuseppe e Alfonso
Prascina, padre e figlio di 78 e 41 anni,
Massimiliano Castagnaro di 40 anni,
Antonio Chiarazzo di 63 anni e Antonio Maria Di Bari, 51 Anni.
Gli arresti hanno interessato amministratori,
soci, titolari e contabili/fiduciari (di società e imprese individuali)
e dovranno rispondere di reiterata e sistematica frode al fisco
(43 milioni sottratti all’imposizione dello Stato tra il 2005 ed il 2009).
Oltre 160 gli appartamenti “nuovi” venduti evadendo
tra il 40% ed il 60% del prezzo di vendita: differenze corrisposte
per contante agli imprenditori o a persone di fiducia a loro vicine
attraverso una “metodica” sottostima del prezzo indicato nei
rogiti notarili, aventi come unica finalità quella di “nascondere”
al fisco gli ingentissimi profitti assicurati dal mercato del “mattone”.
Ben immaginabili, quindi, i conseguenti effetti distorsivi del mercato
e l’assenza di tutela proprio delle fasce più deboli o a reddito fisso
non in grado di procacciarsi una tale quantità di denaro
contante da corrispondere agli imprenditori.
Già nel maggio del 2010, i numerosi immobili posti sotto la lente
degli investigatori – tutti di nuova manifattura, molti dei quali già
abitati dagli acquirenti – furono perquisiti inieme alle sedi delle
società e delle imprese coinvolte. Giunsero così i primi riscontri
investigativi sul reale prezzo corrisposto agli imprenditori per
ciascuna unità abitativa. Da qui, ne scaturì finalmente la caduta
del “muro di omertà” innalzato dagli stessi imprenditori attorno
agli acquirenti i quali, quasi all’unanimità, grazie alle numerose
testimonianze rese, fornirono importanti elementi di riscontro
sulle modalità di pagamento e sul reale prezzo pagato.
Sono tuttora in corso sequestri preventivi patrimoniali - ordinari
e nella forma “dell’equivalente” - tra Barletta e Andria, riguardanti
17 immobili (tra appartamenti e locali commerciali di proprietà
degli indagati) nonché 10 interventi, tra banche ed istituti di credito,
destinatarie sul territorio nazionale di altrettanti sequestri di
conti correnti, libretti di deposito, titoli e investimenti di natura
finanziaria, tutti riferibili agli indagati ed ai propri diretti familiari.
Nel corso delle indagini è anche emerso che i soldi incassati
a nero finivano a Panama ed in Svizzera per poi tornare in Italia
ripuliti e, in alcuni casi, anche protetti dallo Scudo fiscale.
Il patrimonio sottoposto a sequestro preventivo ai soggetti
colpiti dalle misure ablative reali ovvero agli imprenditori colpiti
dalle misure restrittive ammonta a 4,2 milioni di euro, al netto
delle somme coperte dal cosiddetto Scudo Fiscale presentate
da diversi imprenditori per il rientro dei capitali dall’estero
(nel II semestre 2009), per un ammontare complessivo
di 27,5 milioni di euro.
L’indagine ha avuto origine nel marzo 2009 da un analogo
fenomeno (il pagamento del sovraprezzo “a nero” rispetto
a quello dichiarato negli atti di compravendita dagli
imprenditori) accertato nell’ambito dell’ “edilizia
convenzionata” nel comune di Barletta.L’imponente e
corposo contesto investigativo ricostruito dai finanzieri
conta, ad oggi, 15 persone indagate, tra queste,
i reati contestati vanno dalla frode fiscale continuata,
alla dichiarazione infedele ed al favoreggiamento personale
ed ha interessato anche i canali di “rientro dei capitali” da vari
paesi esteri connessi agli ingenti proventi illeciti accumulati dagli
imprenditori indagati.