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giovedì 19 maggio 2011

CASE!!!!!

Frode,

7 imprenditori

edili barlettani

in carcere.

I soldi finivano

a Panama e in

Svizzera.

Tutti i nomi

Coinvolte sei aziende: una con sede legale a Barletta,

4 di Barletta e 1 con sede legale a Bari









Il quadro che è venuto fuori da questa inchiesta è allarmante.

Soprattutto perchè estremamente diffuso. Probabilmente

anche molto più di quello che è emerso fino a questo

momento dalle indagini che, ovviamente, potranno fornire

nuovi sviluppi.


I militari del Gruppo Guardia di Finanza di Barletta hanno

eseguito in queste ore 9 ordinanze di custodia cautelare

emesse dalla Procura della repubblica di Trani nei confronti

di altrettanti imprenditori della Bat operanti nel settore

edile. Si tratta di 7 barlettani ed una coppia di coniugi

andriesi. Sei le aziende coinvolte: 1 con sede legale a Bari,

una con sede legale a Andria e ben 4 di Barletta.

Questi i nomi: i due andriesi sono i coniugi Luigi Scarcelli di

67 anni e Giovanna Piazzolla di 64. Gli altri sette sono tutti

di Barletta e si tratta di Gennaro e Flora Ziri, padre e

figlia rispettivamente di 67 e 42 anni, Giuseppe e Alfonso

Prascina, padre e figlio di 78 e 41 anni,

Massimiliano Castagnaro di 40 anni,

Antonio Chiarazzo di 63 anni e Antonio Maria Di Bari, 51 Anni.

Gli arresti hanno interessato amministratori,

soci, titolari e contabili/fiduciari (di società e imprese individuali)

e dovranno rispondere di reiterata e sistematica frode al fisco

(43 milioni sottratti all’imposizione dello Stato tra il 2005 ed il 2009).

Oltre 160 gli appartamenti “nuovi” venduti evadendo

tra il 40% ed il 60% del prezzo di vendita: differenze corrisposte

per contante agli imprenditori o a persone di fiducia a loro vicine

attraverso una “metodica” sottostima del prezzo indicato nei

rogiti notarili, aventi come unica finalità quella di “nascondere”

al fisco gli ingentissimi profitti assicurati dal mercato del “mattone”.

Ben immaginabili, quindi, i conseguenti effetti distorsivi del mercato

e l’assenza di tutela proprio delle fasce più deboli o a reddito fisso

non in grado di procacciarsi una tale quantità di denaro

contante da corrispondere agli imprenditori.

Già nel maggio del 2010, i numerosi immobili posti sotto la lente

degli investigatori – tutti di nuova manifattura, molti dei quali già

abitati dagli acquirenti – furono perquisiti inieme alle sedi delle

società e delle imprese coinvolte. Giunsero così i primi riscontri

investigativi sul reale prezzo corrisposto agli imprenditori per

ciascuna unità abitativa. Da qui, ne scaturì finalmente la caduta

del “muro di omertà” innalzato dagli stessi imprenditori attorno

agli acquirenti i quali, quasi all’unanimità, grazie alle numerose

testimonianze rese, fornirono importanti elementi di riscontro

sulle modalità di pagamento e sul reale prezzo pagato.

Sono tuttora in corso sequestri preventivi patrimoniali - ordinari

e nella forma “dell’equivalente” - tra Barletta e Andria, riguardanti

17 immobili (tra appartamenti e locali commerciali di proprietà

degli indagati) nonché 10 interventi, tra banche ed istituti di credito,

destinatarie sul territorio nazionale di altrettanti sequestri di

conti correnti, libretti di deposito, titoli e investimenti di natura

finanziaria, tutti riferibili agli indagati ed ai propri diretti familiari.

Nel corso delle indagini è anche emerso che i soldi incassati

a nero finivano a Panama ed in Svizzera per poi tornare in Italia

ripuliti e, in alcuni casi, anche protetti dallo Scudo fiscale.

Il patrimonio sottoposto a sequestro preventivo ai soggetti

colpiti dalle misure ablative reali ovvero agli imprenditori colpiti

dalle misure restrittive ammonta a 4,2 milioni di euro, al netto

delle somme coperte dal cosiddetto Scudo Fiscale presentate

da diversi imprenditori per il rientro dei capitali dall’estero

(nel II semestre 2009), per un ammontare complessivo

di 27,5 milioni di euro.

L’indagine ha avuto origine nel marzo 2009 da un analogo

fenomeno (il pagamento del sovraprezzo “a nero” rispetto

a quello dichiarato negli atti di compravendita dagli

imprenditori) accertato nell’ambito dell’ “edilizia

convenzionata” nel comune di Barletta.L’imponente e

corposo contesto investigativo ricostruito dai finanzieri

conta, ad oggi, 15 persone indagate, tra queste,

i reati contestati vanno dalla frode fiscale continuata,

alla dichiarazione infedele ed al favoreggiamento personale

ed ha interessato anche i canali di “rientro dei capitali” da vari

paesi esteri connessi agli ingenti proventi illeciti accumulati dagli

imprenditori indagati.